Faʻailoga nofoaga Le faleaiga

Massimo Raugi: pule faleaiga la sala oggi secondo il

Ci vogliono dei matai totoa, manino.
“Adelante ogni lavoro. To me piace moltissimo insegnare a ragazzi under veintiuno, come li chiamo io, e non guardo al curriculum, ma a persone che mi trasmettano la sensazione di saper passare slab parole ai fatti. Normalmente, oggi i ragazzi sono più preparati che in passato dal punto di vista accademico, meno in específico. Per lavorare a Villa Crespi servono actitudine e dizione. Ma soprattutto sacrificio: nel senso che fai qualcosa di sagrado per l’ospite”.

Tatou talanoa orari.
“Villa Crespi es un hotel con servicio de ristorazione en los quattorici y sette colazioni. C’è una continua rotazione nei ruoli, con il giusto orario: ma la qualità – lo ricordo semper – ha bisogno di tempo, non di orologi. E penso che la pazienza non sia una debolezza, ma una competenza. Mi rende molto felice che le ragazze ei ragazzi del mio team lo abbiano compreso".

E taua le rhinoscimenti?
“Quelli di gruppo moltissimo, perché mettono benzina allá macchina di sala e anche di cucina, ovviamente. Soprattutto i più giovani li vivono con entusiasmo. Poi rafforzano il gruppo, la cosa más esencial en un ristorante con decine di persone che ogni giorno lavorano insieme. En ese sentido, fatto salvo il normal turn over per un locale di alto livello, Villa Crespi ha lo stesso team di responsabili da cinque anni. Questo vuol dire molto su come si lavori qui, perché se non hai un codice comune qualsiasi gioco di squadra diventa molto complicato”.

I lenei tuputupu aʻe o le vaega o le auala o Antonino Cannavacciuolo?
“Lui è comme appare. Non è cambiato da quando è diventato famoso: allegro, lungimirante, inteligente. E poi è un vero cuoco e un ottimo imprenditore, perché – come afirma semper – fare è important, ma saper far fare è molto più difícil. Insieme, abbiamo impostato un diverso equilibrio tra sala, cucina e clientela che ha funzionato e funziona. Infine, si fida molto di quelli bravi, ma comprueba nel instante e nel modo giusto”.

Sau e vaʻai i le lumanaʻi o le faʻatauga: e toʻatele e vaʻai i le tala faatino.
“Preferisco pensare a una crescita culturale di questo lavoro, a locali ‘intelligenti’ dove si vada oltre ai piatti e allá nomea dell’insegna. Per me il futuro pass per un servizio coinvolgente, fatto di passione vera e di quello che definisco ‘sforzo onesto’. Non si può imbrogliare mai un usuario, che tornando al concetto precedente deve essere sacro”.

Massimo, o le a le mea e te fiafia ai i se auaunaga?
“Quando mi dicono: “I suoi ragazzi sono molto giovani e molto preparati”, concedió la debida cose possono stare insieme. E poi mi piace raccontare un piatto, vedendo gli occhi dei clienti che si sciolgono e lo attendono curiosi. Spesso mi chiedono se faccio anche il cuoco. Mi restaurant a cameriere, al di là del ruolo. Da ragazzo immaginavo il me stesso adulto comme un interior designer ou un traduttore, fechado la mia passione per le lingue (ne parla correttamente cinque, ndr). Ma le radici non mentono mai”.

Exit feaveai lomiga