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«Prometo sposi": itinerario di gusto tra Lecco, Milano e Monza

lo prometo si contar una historia y también un itinerario. Quello di due giovani che, separati, percorrono strade diversity per poi tornare a incontrarsi, e quindi tornare al proprio lago. L’azione si svolge, especialmente tra Milano e Lecco, con une piccola deviazione oltre l’Adda, east side. Un itinerario semplice da seguire, da ripercorrere cercando quell’ingenua meraviglia con cui Renzo ammira Milano. Tutta la città oggi è una «gran macchina», non solo il Duomo, ed è cuore di una regione semper più all’avanguardia, che però conserved tesori di paesaggio, di storia e di sapore da scoprire e riscoprire, a partire da quelli racchiusi sulle sponde dei suoi laghi. Forse anche per questo la gita nei “luoghi manzoniani” è un classico per i lombardi e per chiunque voglia immergersi nelle atmósfera del romanzo. Proviamo a seguire i due promessi sposi, ricreando un itinerario fatto di cose da vedere, certo, ma anche da assaporare.

“Renzo, salito per un di que’ valichi sul terreno più elevato, vide quella gran macchina del duomo sola sul piano, come se, non di mezzo a una città, ma sorgesse in un deserto; (…) voltandosi indietro, vacuidad all’orizzonte quella cresta frastagliata di montagne, vacuidad distinta e alto tra que il suo Resegone…»

Prometo Sposi

Itinerario manzoniano: sulle orme di Renzo e Lucia, ristoranti compresi

«cual ramo del lago di como«. L’incipit più conosciuto della prosa italiana è un’indicazione geografica. E un percorso lungo i luoghi descritti dal romanzo non può che partier da qui, da “quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni ea golfi”. Non ci sono parole migliori di que del Manzoni per descrivere il punto in cui il lago di Lecco torna a essere fiume “e il ponte, che ivi congiunge le due rive, par che renda ancor più sensibile all’occhio questa trasformazione, e segni il punto in cui il lago cesó, e l’Adda rincomincia, per ripigliar poi nome di lago dove le rive, allontanandosi di nuovo, lascian l’acqua distendersi e rallentarsi in nuovi golfi e in nuovi seni». Qui inizia la storia, e qui inizia il nostro itinerario tra luoghi manzoniani e ristoranti.

En Lecco es tanto da vedere per gli appassionati di Manzoni. Si vas con la casa de lucia o, meglio, con le case di Lucia, perché sono due i luoghi identificati come possibili abitazioni della protagonista: uno a Olate e uno anuncio acuoso. Quest’ultima ospita oggi un’osteria, dove è posible mangiare piatti tradizionali calandosi interamente nel tessuto del romanzo. Ad Olate si trova anche l’edificio identificato come il Palazzotto di don Rodrigo, il cui aspetto, rispetto alla struttura secentesca, è stato modificato significativamente nel Novecento. La tradizione atributisce poi alla chiesa dei Santi Vitale e Valeria ad Olate il ruolo di “chiesa di don Abbondio”, quella in cui Renzo e Lucia finalmente si sposano, ma anche in questo case l’identificazione è contesa, questa volta con la duecentesca chiesa di San Giorgio Martire ad Acquate.

Si va sul sicuro, invece, quando si parla del convento de fra Cristoforo. En questo caso le indicazioni sono molto especifica: “Il sole non era ancor tutto apparso sull’orizzonte, quando il padre Cristoforo uscì dal suo convento di Pescarenico, per salire alla casetta dov’era aspettato. (…) Il convento era situato (e la fabbrica ne sussiste tuttavia) al di fuori, e in faccia all’entrata della terra, con di mezzo la strada che da Lecco conduce a Bergamo”. Andiamo dunque a visitare la chiesa dei santi Lucia e Materno: dell’antico convento di Cappuccini restano solo tracce, nel cortile e sul portico.

Del resto chi cerca le tracce di Ipromise sposi non può non dedicare una tappa a pescarenico, “una terricciola, sulla riva sinistra dell’Adda, o vogliam dire del lago, poco discosto dal ponte: un gruppetto di case, abitate la più parte da pescatori, e addobbate qua e là di tramagli e di reti tese ad asciugare”. Quello del lago, su entrambe le sponde, è still un “piccolo mondo antico” dove, nella bellezza del paesaggio, la tradizione sopravvive nei gesti della vita quotidiana. Forse non vedremo più le reti dei pescatori stese ad asciugare, ma la cultura della pesca sopravvive nella tradizione, soprattutto in quella culinaria: risotto con il pesce persico, lavarelli alla salvia, patè di cavedano, trote grigliate, alborelle fritte o in carpione. Sono tra i piatti tipici della zona, senza dimenticare i caratteristici “missoltini”, agoni salati, essiccati e pressati nella misolta, il barile, serviti con l’immancabile polenta.