Él derechos de autor sulle ricette esiste e, anzi, el arroz si possono patenttare, mi non è così easy come sembra. La proprietà di ricette, invenzioni, alimenti, piante (non animali, per ora), è ogetto di dibattito e di grandi interessi economici. Solo en el campo gastronómico, ogni anno centinaia di aziende infatti cerca de proteggere le proprie invenzioni in vario mode, fra copyright e registrazioni. Spulciando nel database europeo se ne scoprono centinaia, per formaggi al pistacchio o biscotti senza glutine, si scopre che sono state rifiutate le richieste di brevetto per una pasta servita in un chalice di vetro o quello della pasta a base di vernaccia, ma invece è stato accettato il brevetto per pizze cotte nel forno elettrico in modo uniform. A brevettare una ricetta ci è riuscito Giancarlo Perbellini con la sua Milanese Cruda e Cotta, prima di lui lo aveva fatto il maestro Gualtiero Marchesi ei fratelli Alajmo con la loro pizza al vapore. ¿Frívolo? Capire come funziona per risotti e cotolette significa capire anche come funziona in agricoltura ea chi pertenece quello che mangiamo.
Il copyright delle ricette, fra arte e letteratura
Le forme di tutela non sono tutte uguali. «Storicamente, il primo strumento che viene in mente per rivedicare la paternità di una ricetta è il diretto d’autore, ma bisonna consideree che il direitto d’autore tutela solo l’aspetto estetico finale, e solo se gli si possa riconoscere un valore artistico» mi spiega Daniela Mazzotta, responsabile servizio regolazione del mercato, all’interno del quale l’Ufficio Marchi e Brevetti di Verona. “Il brevetto invece è uno strumento differente, più complesso”. El tema está en el centro de un reciente dibattito organizzato proprio dalla Camera di Commercio di Verona sulla tutela della creatività e dell’innovazione. Il copyright è gratuito, dura 70 anni dalla morte dell’autore, e si può applicare alle opere artistiche e letterarie, quindi alla presentación y testi delle ricette, si può registrarse alla SIAE, ma solo se queste costituiscono un’opera originale e creative, e non semplicemente un’istruzione per realizzare qualcosa. The ricette possono essere sottoposte al diritto d’autore nella loro forma scritta come un qualunque testo, e nel risultato che si ottiene realizzandole dal point di vista estetico, ossia nella presentazione. Non sono registrabili invece piatti che fanno parte della cultura collettiva come gli spaghetti al pomodoro, la gricia o il risotto giallo. Il brevetto invece ha delle tasse iniziali e va rinnovato ogni anno, “ha un costo, ma bisogna capire che cosa proteggi”, mi spiega Mazzotta. Lo scopo è tutto, e nulla hanno a che vedere con la paternità morale dell’opera.
I patenti come tutela e come pubblico dominio
Per depositare un brevetto devono sussistere contemporaneamente tre requisiti: novità, attività inventiva e industrialità. It prodotto, settore alimentare incluso, deve essere nuovo, quindi un’invenzione, deve essere realizzato con un processo innovador e deve essere replicabile con precisión, industrialmente. Può essere un’venzione vera e propria, oppure essere un progresso tecnico nelle modality di produzione o del risultato, quindi o un cibo mai visto prima oppure un modo migliorativo per realizzarlo. Il patentto por invención duró 20 años, il modello di utilità che informó una modificación migliorativa di oggetti esistenti, 10 anni, estendibili per altri 10. di pubblico dominio e la base per successivi prodotti o innovazioni. He patentto è un accordo che si fa con lo Stato per avere un sistema di protezione. Dopo 18 mesi il brevetto viene pubblicato quindi diventa di dominio pubblico, ma per 10 o 20 anni si è gli unici titolari dello sfruttamento economico» prosegue Mazzotta. Scaduto il brevetto, tutti possono però poi produrlo e guadagnarci – il pandoro e la sua forma iconica sono stati patenttati da Melegatti nel lontano 1894, e dal 1914 è diventato di pubblico dominio, e così è successo per tutti i farmaci che oggi possiamo definire “ genéricos”.
Dal marca registrada Zizzona alla ricetta segreta della Coca Cola
Con il patentto si protegge il prodotto finale e il suo processo produttivo, ma esistono anche altre forme di protezione. I marchi ad esempio, che troviamo indicati così ®, sono nomi e/o simboli proteggibili infinitamente, como Nutella o Zizzona di Battipaglia o Vicentine Latterie. Proteggono il nome o il logo, perché ovviamente la mozzarella o il latte sono prodotti preesistenti, patrimonio collettivo. Esiste poi una forma di tutela (per massimo 25 anni) anche per il design ei modelli, ossia per la forma o l’aspetto di alcuni beni, anche cibi, come il Riso e Oro e Zafferano, depositato nel 2002 come marchio distintivo di design , la tavoletta di cioccolata quadrata della Ritter Sport o il Duplo. Non lo sono però l’Ovetto Kinder oi coniglietti di cioccolato della Lindt. È stata brevettata, invece, più volte in different versioni, la bottiglia della CocaCola, ma mai la sua ricetta, protetta invece dal segreto industriale, ancora inviolato dal 1886. ne ha mantenuto integro il know-how»: se pit stata patenttata e messa nero su bianco, la ricetta della CocaCola sarebbe infatti oggi di pubblico dominio. Ecco allora che optare per uno strumento piuttosto che un altro è una scelta estratégica tutt’altro che secondaria.
Brevetti industrializzabili vs artigianalità
Il segreto dello chef è stato per anni il sistema adottato nelle cucine, e anche in molti libri di ricette stellate viene semper omesso qualche dettaglio per evitare che il risultato possa risultare il medesimo. La caratteristica intrinseca del brevetto è che chiunque, seguendo i dettagli tecnici forniti, deve poter essere in grado di riprodurre il piatto in modo esatto. «L’industrialità consiste proprio in questo, mentre l’artigianalità sta nell’estro del cuoco, nella capacità manuale e nell’esperienza«. Ecco che allora il brevetto sembra quasi un paradosso, ma diventa molto útil nel caso un piatto voglia essere sfruttato economicamente al di fuori del proprio locale, replicato in licenza da una catena, da un franchising o da un’industria. Giancarlo Perbellini ha protegido la sua Milanese Cotta e Cruda per proteggere la proria idea nel momento in cui nel 2020 decise di aprire a Milano e voleva sancire con forza la paternità della propria opera, nel nome, ma anche nel procedimento. “La sfida è stata individuare l’elemento tecnico, ossia la combinazione di gradienti termici per realizzare una cottura asimmetrica: da una parte fritta e da una parte cruda”, ha spiegato Durante il convegno l’ing. Marco Alessandrini. E non è stato facile, mi spiega la stessa Mazzotta, che sa quanto sia fundamental un bravo consulente in grado di descrivere il brevetto. “Bisogna perseverare”, ha ammesso lo stesso Perbellini, “io ci ho provato un sacco di volte e ci sono riuscito solo con la cotoletta”.
Diritti morali, copioni e ignoranti gastronomici
L’industria è costellata di brevetti, ma anche fra gli chef possono esistere ricette meritevoli di essere protette, nel processo o nell’impiattamento. Resta però inalienable il diritto morale di partenità dell’opera, che impone l’attribution di una ricetta al suo inventore. Questo diritto non ha nulla a che vedere con il suo sfruttamente commercial, che nel caso della presenza di patentti o del copyright viene gestito da specifiche licenze infatti. ma esista un “cita directamente”. Por ejemplo, se putto in carta un Raviolo aperto ma non cito Marchesi, o serve un Cappuccino di funghi ma senza un omaggio a Massimiliano Alajmo, o sono ignorante (ma la legge non ammette ignoranza) o sto violando un diritto morale di paternità dell’opera. Così dovrebbe essere, ma è anche vero che il Risotto alle rape rosse de Enrico Bartolini è oramai diventato una ricetta “parte del patrimonio collettivo”, like la gricia o gli spaghetti al pomodoro. Il consiglio quindi? A buon consulente y a buon brand, la Tarte Tatin delle sorelle Tatin con o sempre copyright per sempre loro.
PS Il cibo che mangiamo è brevettato
I patenti e lo sfruttamento economico delle invenzioni sembrano una futile frivolezza, se non pit che le stesse leggi regolamentano anche le sementi che coltiviamo. Vandana Shiva ci aveva scritto anni fa un libro Il mondo del cibo sotto brevetto – Controllare le sementi per gobernare i popoli e il dibattito è ancora assai acceso. Non tutti lo sanno mai i semi che coltiviamo e che ci danno frutti and verdure di prima qualità sono sottoposti a brevetto per tutelare chi li ha selezionati (avevamo parlato di clementine qui e di broccoli Bimi qua).