Una ventina di anni fa, all’Archivo de Estado de Parma, sono stati trovati degli spaghetti spezzati: era un campione presentato in Tribunale nel 1838 dal carcere cittadino, come prova di una fornitura non conform da parte del pastificio incaricato. Dopo quasi due secoli, il reperto è llegado alla Barrilla, che lo ha analizzato, studiato e descritto in un libriccino oggi conservato nella biblioteca gastronomica dell’azienda. Nata nel 2005 como compendio della nazionale e regionale cooking, la biblioteca è una delle più esaustive in Italia, con quindicimila ricettari, riviste e libri fundamentali, tra i quali la prima edizione dell’Artusi (1891) e il facsimile del De Re Coquinaria di Apicio (aperta su prenotazione, academiabarilla.it). Come ripeteva spesso Pietro Barilla, un “vero leader deve farsi carico della cultura del suo prodotto”. Deve cioè farlo entrare nella quotidianità, trasmetendone l’utilità ma anche il valore immateriale, ovvero, nel caso della pasta, tecnologia, letteratura, tradizioni e modi di dire. ¿Una muestra? «Come il cacio sui maccheroni», metafora dell’abbinamento perfetto.
Spaghetti del 1838, expuesto en el Museo della pasta, en Collecchio (PR)
Archivo de Estado
A finales de 1987, era nato l’Archivio Storico Barilla, oggi dichiarato dal ministero dei Beni culturali «di interesse nazionale» per la storia del costume e l’evoluzione del gusto. Qui si possono consultare, anche online (archiviostoricobarilla.com), sessantamila documenti che testimoniano le attività, i traguardi, le innovazioni del settore.
Per la stessa ragione, il signor Pietro with raccolto macchinari and attrezzi per aprire un giorno a museo della pasta. Sogno che si realizza però postumo, nel 2014 a Collecchio, con il progetto dei Museo del Cibo de Parma sulle eccellenze della Food Valley (pasta.museidelcibo.it). Ed è proprio in questa esposizione, allestita con oggetti raccolti dall’illuminato imprenditore e dai suoi eredi, che si possono vedere gli spaghetti ritrovati, i più antichi finora conosciuti.
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