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Paola Egonu le dijo a Vanity Fair

Paola Egonuel 24º pallavolista italiano considerado el más fuerte del planeta, è el protagonista de la nueva portada digital de Vanity Fair, on line desde el tres de febrero y del folleto mensual Vanity Fair Weekend.

A pochi giorni dalla sua partecipazione al Festival di Sanremo nelle vesti di co-conduttrice insieme a Chiase Ferragni, Chiase Francini y Francesca Fagnani, Paola Egonu si racconta a Vanity Fair en una entrevista esclusiva. Dagli episodi di razzismo, han sacrificado legati allá carriera sportiva, fino al timore di mettere al mondo un figlio che potrebbe rivivere tutta la rawltà che lei, da semper, ha sperimentato sulla propria pelle.

Entrevista a Paolo Egonu

“A quattro anni ho capito di essere diversa. Ero all’asilo e, con un mio amichetto, stavamo strappando l’erba del giardino: ci facevano ridee le radici. La profesora ci ha messo en castigo. Per tre volte le ho chiesto di andare in bagno. Per tre volte mi ha risposto di no. Allá fenezca ci sono andata di corsa, senza permesso. Troppo tardi: mi ero fatta tutto addosso. La profesora mi ha riso in faccia: “Oddio, fai schifo! ¡Mi quanto puzzi!”. E, per il resto del giorno, non mi ha cambiata. Ho dovuto attendere, sporca, l’arrivo di mia madre nel pomeriggio. Ancora oggi, veinte anni dopo, fatico a usare una toilette che non sia quella di casa mia”.

Rispetto a quando è stata maltrattata all’asilo, oggi c’è meno Razzismo en Italia?
«No. Capita che mia mamma chieda un caffè al bar e che glielo servano freddo, che in banca lascino entrare la sua amica bianca ma non lei».

Chi non apprezza?
“Per esempio quelli che mi insultano chiedendo perché sono italiana. Non sanno niente di me, di noi atlete. Non sanno quanto fatichiamo, quanto siamo stanche, quanto non ci sentiamo all’altezza, quanto a volte vorremmo solo priterci una pause da tutto, ma non possiamo. Non ho nemmeno il tempo per godermi una vittoria che llegó la sfida sucesiva: dopo lo scudetto c’è la Champions e l’Europeo, la Super Coppa, le Olimpiadi. Allora poi sucede che qualcuno mi afirma la oración sbagliata e io mi domando: perché mai dovrei rappresentare voi?».

“Sono cresciuta in un respondo in cui lo estándar di bellezza presupponeva l’essere bianca. E, sa, i ragazzini possono essere molto spiacevoli. Io ero semper la più alta, ero nera, con questi ricci che odiavo. Tiene un certo punto mi sono rasata un cero. Peccato che poi venivo presa in giro perché non avevo i capelli. La vita era uno schifo. Io mi sentivo uno schifo”.

Anni fa aveva trovato conforto proprio tra le braccia di una donna, la pallavolista Katarzyna Skorupa. I suoi come l’avevano presa?
“Malissimo. Erano preoccupati di quello che avrebbero pensato gli zii oi vicini di casa. Poi hanno capito che la mia non era una scelta. Chi opterebbe per uno stile di vita che ti put contro tutti? Efectivamente capitano e basta”.

Dalla società, invece, si è sentita più accettata?
“Mica tanto: io me ne fregavo, baciavo la mia fidanzata anche in pubblico. Le reazioni, però, non sono semper state gradevoli. Il inconveniente è che la gente non pensa agli affari propri. Io dico, cosa vieni a giudicare me, o una coppia omosessuale che cresce i figli con amore, quando è pieno di famiglie tradizionali disfunzionali? E poi… so già che, se mio figlio sarà di pelle nera, vivrà tutto lo schifo che ho vissuto io. Se dovesse essere di pelle mista, peggio ancora: lo faranno sente troppo nero per i bianchi e troppo bianco per i neri. Merece la pena, dunque, far nascere un bambino e condannarlo all’infelicità?».

Questa è l’intervista completa.