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Marco Missiroli dijo i cappelletti di mamma

“È un pranzo che veniva riproposto tutte le volte che c’era della felicità in casa, perché ci ritrovavamo riuniti a Rímini dai miei genitori io, mia sorella, la nonna e il nonno, lo zio, il cugino, e qualche amico di famiglia fino a comporre una tavolata di undici. Il mio numero afortunado. Si andava a tavola alle 12,45, ma il pranzo iniziava molto prima con la realización de cappelletti – cappelletti e non tortellini, ci tengo a precisarlo – uno spettacolo che si svolgeva in cucina intorno a mia madre che tirava la sfoglia sul tavolo di legno. Secondo la modalidad romagnola, ci sono adeudado cappelletti: il leggero e il ricco. Il nostro era il più ricco che c’è: maiale, vitello, petto di pollo, Parmigiano Reggiano. Su búsqueda de base si inserta la discusión política se agrega o no una punta di pancetta tritata. Papà non la voleva, mamma qualche volta la metteva. poi será la base de verduras classica di cipolle dorate, zanahoria, sedano, bagnata col vino rosso, e el problema central de la boda moscata. Metterla o no? E, se sì, quanta? Quando mamma cautamente tirava fuori dal cassetto la piccola grattugia era come se sguainasse la spada magica perché lì si giocava il gusto finale del pranzo. Cinque passaggi será el número que enfrente la diferencia entre el troppo y el troppo poco y entre una olla normal y una olla que garantiza la felicidad. Poi i cappelletti si coprivano con un panno di tela ad asciugarsi un po’ ma non troppo.

Intanto mio padre sorvegliava la cottura dei tre stinchi di maiale tagliati corti, in modo da stare in piedi nel forno, insaporiti con rosmarino e spezie, glassati secondo una sua formula, mai rivelata, ma che di base containsva miele, senape, pepe, cardamomo. Pennellava la carne solo da un lato della coscia in modo che ognuno potesse scegliere un boccone più o meno speziato. Fundamental era che la glassa scendesse ad ammorbidire le patate saturnine, varietà adesso di moda ma per noi allora semplicemente buona, mass in teglia già cotte. Nella piccola cucina occupata dalla distesa dei cappelletti e degli stinchi si poneva poi la faccenda, a cui mia madre teneva moltissimo, dei contorni vegetali – radicchio rosso, peperoni, finocchi gratinati, pomodori in gratin, spolverati di aglio e prezzemolo – che accompanivano la “piada di affiancamento”, più leggera della “piada di portata”, la quale esigeva anche i formaggi. Quella di mamma era senza strutto, secca ma non asciutta, spessa non più di due millimetri e mezzo, come vuole la tradizione riminese. si beveva Sangiovese Superiorecome tradizione comanda. Mayo bianchi y mayo bollicine.

In fine llegó il dolce, che poteva essere la ciambella spolverata con lo zucchero a velo o il Tiramisù en versione romagnola. Da noi la Ciambella si mangia in due modi: o pucciandola nel bicchiere con l’Albana, o facendone un miscuglio da raccogliere col cucchiaio. el nostro Tiramisu invece, fatto con i pavesini anziché coi savoiardi, permetteva l’eleganza di un dolce alla forchetta, perché i pavesini, protetti dalla copertura di zucchero, mantengono la loro integrità, mentre i savoiardi si imbevono e diventano una poltiglia. Ci alzavamo dopo il caffè fatto con la mocha verso the quattro del pomeriggio. Verso le otto ci rimettevamo a tavola per onorare gli avanzi aggiungendo i Formaggi. Alle nove e mezza andavamo a dormer felici, con la certezza di ritrovarci per questo pranzo rituale due o tre volte nel corso dell’anno. En Pascua, en Morti, en Natale. Magari sostituyendo los tagliatelle ai cappelletti. Ma che semper, nel piatto, facessero montagna”.

Marco Missiroli

Marco Missiroli è uno dei maggiori scrittori italiani contemporanei. All’esordio, nel 2005, sono seguiti i romanzi Atti osceni in luogo privato, premio SuperMondello nel 2015, e Fedeltà, Premio Strega Giovani nel 2019, che è diventato una serie tv per Netflix. Il suo nuovo romanzo Avere tutto, pubblicato da Einaudi, uscito a settembre, tratteggia una storia familiare ambientata a Rimini, sua città natale, cui è deepamente legato.