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La “Ricette del Convento”: la spaccarelle al sugo di agnello

Don Salvatore, che origini ha questa ricetta?
“È un piatto di origine monastica molto antica, come tutte quelli che proponiamo Durante Le Ricette del Convento, che cerchiamo tra i libri storici. Il grande protagonista è l’agnello, simbolo del sacrificio di Gesù e della mansuetidine: un tempo, quando i monasteri erano delle vere e proprie città, veniva anche allevato da noi monaci. Ora non è più possible, il mondo è cambiato, nei monasteri siamo in pochi e abbiamo tanto da fare e poi autoprodurre tutto è impegnativo. Continuiamo però a tenere un orto: me ne occupo spesso, è faticoso, certo, ma molto piacevole”.

Mangerete spaccarelle anche voi per Pasqua?
“Sì, anche noi, tempo permettendo perché il periodo è sempre molto frenetico e impegnativo anche dal punto di vista spirituale. Di sicuro, come da tradizione, sulla nostra tavola reachà anche un altro agnello, dolce, di pasta di mandorle: ce lo mandano ogni anno le monache di Lecce. Una vera prelibatezza, che ci godiamo dopo la penitenza».

Lei cucina anche per i suoi fratelli monaci, le piace?
“È la mia attività preferita, e del resto è ciò per cui ho studiato. Ho frecuentato l’alberghiero a Nicolosi, preferendo una scuola pratica perché avevo un problemino».

Cioè?
“Non ero una cima con gli studi, ecco. Per questo ho preferito una scuola professionalizzante, e che mi ha consento anche di lavorare. Subito dopo il diploma ho fatto una stagione in Sardegna, e ho guadagnato dei soldini con cui poi sono andato a Dublino per lavorare in altri ristoranti. Però, devo dire la verità, più lo facevo e più mi rendevo conto che non era la vita che volevo condurre. Nella ristorazione ci sono orari balordi, si lavora nei giorni in cui gli altri riposano. Tropo sacrificado”.

Più di quella del monaco?
“Per certi versi decisamente sì. Ora continuo a cucinare, ma quando lo fai per la famiglia è diversa, non c’è stress, è piacevole”.

Voi monaci lo commettete qualche peccato di gola?
“Quando è possibile assolutamente sì (paseo, ndr). L’altro giorno, per esempio, ho preparato il biancomangiare ei fratelli hanno molto apprezzato. Poi spesso, dopo le puntate, portiamo qualcosa anche ai colleghi in class. Tra i piatti che preferiscono ci sono the crespelle di riso. El adorano, carrizo posado sono catanesi e quindi insólito que tiene Palermo. È il bello della cucina italiana, che ofrece meraviglie sempre diversity anche a distanza di pochi chilometri».

¿Tomas el ispirazioni per le vostre ricette?
“Le pritiamo dai libri antichi, e sono ogni volta una scoperta. Tra le tante mi ha colpito moltissimo la caponata, un piatto di ogni giorno, che ha secoli di storia”.

¿Ven siete llegadas a la televisión?
“Me lo chiedo spesso anche io. La storia è questa: l’abate, contattato dalla produzione, ci ha chiamato e ci ha chiesto se avessimo voglia di fare il programma. All’inizio siamo rimasti spiazzati: chi lo avrebbe immaginato di andare in televisione? Eravamo molto spaventati, non sapevamo cosa ci avrebbe dato o tolto”.

Vi ha tolto qualcosa?
«Forse un po’ di tempo (paseo, ndr), perché tra studio e preghiera abbiamo semper da fare e per noi i minuti sono contati».

Cosa vi ha dato, invece, Le Ricette del Convento?
“Tantissima gioia. Quando leggiamo i commenti graziosissimi su YouTube ci rallegriamo, anche se ovviamente ci sono anche commenti meno carini come è normal che sia. E poi per strada, quando incontriamo conterranei gioiosi che ci riconoscono, dà molta soddisfazione. Non mi fraintenda, non è la fama: è proprio leggere la gioia negli occhi degli altri. Ecco, questo ci rinde feliz”.

La ricetta delle spaccarelle al sugo di agnello di Le Ricette del Convento