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Il gnocco fritto o lo gnocco fritto? Ecco ven tan dados

La historia de ñoquis fritos è modenese ed è antica quanto la dominada: “si dice il gnocco o lo gnocco?”. Tutti sanno, infatti, che all’interno del perimetral della città emiliana la questione non è tanto appannaggio dell’Accademia della Crusca quanto di un discorso culturale: ovviamente la versione grammatically corretta sarebbe lo gnocco fritto. Ma allora perché ogni modenese inorridisce di fronte a questo accostamento? Per non parlare poi del plurale gli gnocchi, che ogni modenese riferisce solo ai bocconcini di patate lessse, uova e farina.

Entrevista con Federica Nannetti

Abbiamo parlato di quest’annosa questione con Federica Nannettigiovanissima neo embajadora della Confraternita de Gnocco D’Oroorganizzazione nata nel 2011 per tutelare il prodotto tipico modenese.

¿Encaramado si dice il gnocco fritto?
“Parto da una sugerencia canora e rispondo: perché a Modena “il gnocco è una regla”. Una regla così ferrea che, sbagliando l’articolo, si rischierebbe di rimanere a pancia vuota. In dialetto si dice al gnoc, dunque la sua traduzione en italiano non può che essere il gnoc: la “legge” è presto scritta”.

La historia del gnocco fritto modenese
“La nascita del gnocco risale fue notte dei tempi. Scorrendo a po’ velocemente la linea temporale, il gnocco fritto è stato a lungo un cibo a disposizione anche delle family meno abbienti. Un puro pasto fundamental per i contadini. Ed è forse anche per questo che nel tempo, fin quasi al fini degli anni Zero del 2000, si è avuta la percezione di una sua scomparse slab tavole di molti ristoranti della città, per rimanere preventemente nelle trattorie di campagna. Ma ora è indubbia un’inversione di tendenza, con una presenza come entrée anche in rinomati ristoranti, si nella sua versione più classica sia in interpretazioni più contemporanee».

Sei recientemente diventata una delle nuove ambasciatrici della Confraternita del Gnocco d’Oro. Cosa significa e qual è la tua missione?
«È ovviamente un grande onore e, allo stesso tempo, un dovere che sento ancor più forte di prima nei confronti dei lettori: da semper sono convinta dell’importanza di raccontare le tradizioni del territorio – enogastronomiche e non solo – e ora, se possibile , lo sono ancora di più. La missione, non solo mia ma di tutta la Confraternita, è proprio quella di curare il nostro patrimonio, manteniendo alta l’attenzione sulle specialità emiliane e raccontandone le tantissime storie che vi si celado dietro. Esperienze di vita e professionali che spesso sono fatte di sacrificio, di rinunce, ma anche di tanta passione e altrettanta determinazione; nonché di amore per la propria terra. Già da tempo la Confraternita è impegnata nella mappatura dei luoghi simbolo del gnocco fritto, sia a Modena sia in provincia, come anche nel censimento di tante altre eccellenze della tavola: il borlengo, il mirtillo dell’Appennino modenese, la ciliegia di Vignola, l ‘amarena brusca di Modena sono solo alcuni esempi. Un’attività intensa che ha dato vita anche a diversi volumi stampati. È un lavoro di squadra, dunque, che sentiamo di dover portare avanti per creare un ponte tra generazioni”.