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Finca italiana: il cibo di strada

Feste e sagre dell’estate arricchiscono di profumi e sapori el piazze y el strade. È il cibo di strada che noi italiani abbiamo inventato ed esportato nel mondo, e ci parla di identità deepa, di continuità della storia personale e comunitaria; Ci riporta ingredientei, coture e gusti non standardizzati o omologati, ma distinti, individuati e individuabili, e legati alle singole realtà locali.

contesa siciliana

En fiesta sull’isola non possiamo fare a meno di assaggiare un’arancina (o arancino), la specialità di riso con salsa di pomodoro, carne o altro, che si fa risalire ai tempi della dominazione araba, che però compare in modo documentato solo in età moderno. Mamá, cita, arancinarotonda, o arancino, rotondo oa punta, forma quest’ultima che potrebbe anche richiamare il profilo dell’Etna? Il nome viene certamente dall’analogia col frutto dell’arancio e col suo colore, ma la Sicilia si divide, e davvero non si accorda, fra il genere femminile (nella parte occidental) e il genere maschile (nella parte oriental, con qualche eccezione intorno a Ragusa e Siracusa); quest’ultimo è stato adottato nella lista dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali Italiani (arancini di riso), ed è la forma che il Commissario Montalbano ha portato nei libri e in televisione, ossia alla conoscenza di tutti. Ci porta nelle strade di Palermo il pani câ meusa (“panino con la milza”, la parte per il tutto, visto che la farcitura compree anche polmone e scannarozzato, cioè la trachea); el origen questa volta è legata all’attività di macellazione a cui erano addetti gli ebrei, che venivano pagati in natura con le parti meno nobili degli animali macellati.

Sembra un pece, ma non è

POSEE Roma non mancano le sorprese, o meglio i supplì, le crocchette di riso ripiene di meat e altri variabili ingredientesi, fra cui la mozzarella filante: una parola che potrebbe essere un’alterazione del finish inglés sorpresa, a indicare proprio la «sorpresa» che if que dentro el croccante involucro. En Florencia, como en Palermo, piace la c: il cibo di strada è il panino col lampredotto, l’abomaso bovine, così chiamato per la somiglianza con la lampreda, un pesce simile all’anguilla. Chioschi e chioschetti che vendono pani ripieni sono presenti in tante parti d’Italia; e qui si cita la piadina, di origine romagnola, la focaccia di farina impastata con acqua e sale, senza lievito, rotonda e schiacciata, più o meno sottile, con o senza strutto, a seconda delle zone. La parola piada (di cui piadina è il diminutivo) potrebbe risalire fino a una forma del greco-bizantino che indicava the “asse per il pane” oppure the “scodella”: a testimonianza di quanto siano avventurose le vie delle parole, e in specie di elle che riguardano la farina ei suoi derivati ​​​​(si pensi a pizza).

Biscotti en fiera

Sono nati come cibo di strada anche i maccheroni napoletani, cucinati all’aperto, e conditi, per chi se lo poteva permettere, col formaggio, che nel Seicento salvarono un popolo dalla fame e slab carestie. E per finire in dolcezza, ricordiamo che le monache del convento di Santa Brigida a Lamporecchio (la patria del Masetto di un famous novella di Boccaccio) ci hanno regalato i brigidini, cialde sottili al profumo meraviglioso di anice, che ancora si vendono nelle feste e orgullosa de Toscana.

Testo de Giovanna Frosini

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