Saltar al contenido

Cosa si mangia en Procida

“Assessore, ma come è successo che la sorellina minore delle isole che splendono nel Golfo di Napoli si stata eletta Capitale italiana della cultura 2022 surclassando Capri e Ischia?”
leonardo costigliola, asesore al turismo a Procida, bypassa sorridendo la provocazione. “Perché ha una lunga storia di naviganti che ne ha fatto un ponte con le altre aree del Mediterraneo. Di qui il concetto dell’isola che non isola ma congiunge, tema dell’apertura verso il mondo di questa edizione dell’evento”.

A ciascuno il suo

Dunque l’isola è in festa, e fino a dicembre ogni giorno pritono corpo divertimenti ed eventi. Ma, approdando, ognuno ha el propietario Mete Imperdibili. Per l’appassionato di storia è la Città Murata; per gli intellettuali sono i luoghi raccontati da Elsa Morante en L’isola di Arturo; per i cinefili la spiaggia del film Il postino di Massimo Troisi; per i cultori del mare ci sono cinque golfi e le spiagge laviche; per gli estimatori della buona tavola, sono alcune rarità vegetali trasformate dalla fantasia dei locali in bontà a partire dai limoni “di pane”, quei mostri vegetali che reachano a pesare un chilo e più, ora tondeggianti ora di forme strane e favolose, ben diversity dalla grazia homogenea dei limoni sfusati amalfitani. Mostri che sono l’ingrediente di piatti introvabili altrove.

L’oro dell’isola

bigio lubranoterza generazione di coltivatori, ha un limoneto di quattro ettari. Le piante, sostenute da pali di legno di castagno, fanno volta, poi si diramano: dai rami pendono limón piccoli, limoni enorme y perfino limoni in fiore con l’effetto di uno scenografico eden. Avverte subtilo Bigio: “Non esiste, come molti credono, la pianta dei “limoni di pane”. Si tratta, simplemente, dei frutti nati dalla prima fioritura dopo la finca, volver bien settembre. Li lasciamo sull’albero quasi un anno e li raccogliamo a luglio, il momento in cui raggiungono il loro massimo splendore e valore». It «panes» di quei limoni è l’albedo, la parte bianca interna della buccia che è spugnosa, spessa un dito e legermente dolce. Separata dagli spicchi era la merenda dei contadini a metà giornata e la protagonista di un’insalata di cui ogni massaia procidanajactarse de una propia ricetta. C’è chi taglia l’albedo a cubetti eliminando la buccia e chi tiene ambdue, chi lo lascia un po’ nell’acqua per ingentilirne la nota amara; c’è chi aggiunge cipollina fresca e chi aglio, chi erbe tritate fini. Semper, invece, peperoncino fresco o secco, olio e sale. Por llegar alla pasta con limone y alici, quest’anno da sperimentare con la Gran Penna Ruvida creata da Voiello per celebrare Procida Capitale. E il vino? In quest’isola caldissima e ventosa, che nel suo punto più alto supera di poco i cento metri, la vite, intrecciata ai limoni, ha semper avuto vita dura. Il vitigno levante dava un vino da cantina, vendto sfuso, da bere appena derrameto, aromatico ma senza corpo. La Regione ha allora promosso la messa a dimora dei classici vitigni campani, la falanghina, il fiano, il greco. Ma piccole coltivazioni dell’originario levante sono state riprese e quest’anno sarà presentata la prima etichetta, di cui ancora non si sa molto, prodotta con que uve. Nel frattempo è nata la simbolica cuvée il “Mosaico”, nata slab uve di ventisei aziende campane per brindare al futuro di Procida.

“Questa dunque è la tua casa, e tu ci tonerai semper, perché a casa semper ci si ritorna. Per te è un giardino fatato, questa mia isoletta”, Elsa Morante, L’isola di Arturo

Sfumaturia de dolcezza

Questi limoni superdotati si possono acquistare in piccola quantità in all the stagioni dal fruttivendolo più blasonato dell’isola, davanti al porticciolo. O ammirare pranzando sotto il limoneto del Restaurante La Pérgola. Ma ci sono semper quelli “normali”, nati slab altre prosperar y todos los eccezionali perché godono di una salute di ferro, non hanno bisogno di trattamenti invasivi e sono un toccasana in ogni momento. Afa e sete? Subito una hermosa brocca di acqua e limone. Voglia di un bianco in libertà? Ecco una caraffa di “vino limonato”, con limoni a quarti che (¿posible?) alleggeriscono l’impatto alcolico. Un bicchierino ad alta gradazione per suggellare la cena? Pronto uno tiro di Licor de limón italiano procidano, differente da quello costiero perché differenti sono i limoni. E poi c’è, novità, Foglioli, un limoncello di sole foglie, ispirato all’abitudine isolana di masticare le foglie della pianta. Al vértice tra gola e limoni c’è il Bar Dal Cavaliere, dal 1960 premiata pasticceria dell’isola con la Frollicella e la Lingua, pasta frolla la prima, sfoglia la seconda, ripiene di crema al limone. Scicherie contemporanee lontane dall’umiltà isolana. Encaramado en Pasqua il dolce tipico è tuttora la pietra di centane, la frazione dove è nata questa ciambella di farina, zucchero e sugna così dura da ricordare, per l’appunto, una pietra. Ma semper ingentilita dalla buccia di limone e da limone spremuto.

Begli incontrius

El generao aislado personaggi bizzarri. Soprattutto un’isola come Procida dove fino al 1988 c’era il carcere. Anzi una cittadella carceraria ricavata dalla fortezza edificata nel 1580, transformata duecento anni dopo in palazzo reale da Carlo III di Borbone, poi scuola militare e infine prigione. Oggi è proprietà del Comune e oggetto di un grand project di restauro. Vicente Barbiero, depositario amatoriale della storia locale, dice: «Noi di famiglia andavamo a dare una mano ai forzati nella raccolta dell’uva passando per la scaletta della garitta di guardia e altrettanto facevano loro». Una cosa concepibile solo lì, in un’isola di quattro chilometri quadrati dove tutti si conoscono e le porte non hanno lucchetti. Al rientro degli uomini dal mare – carpentieri, marinai, capitani di marina formati sull’isola all’Istituto nautico più antico d’Europa –, le donne gli cucinavano la frita de pizza escarola con l’aglio e le olive di Gaeta, la pizza di polenta, fatta con la harina di granturco, il coniglio alla procidana, diversos da quello all’ischitana per i sapori delle erbe selvatiche: rappurcieddi, tarassaco, crispino. Oggi que storie sono ancora vive e definiscono il carattere dell’isola, lontana dale mondanità di Capri e prediletta da personaggi schivi e da intellettuali che amano considerasi «cittadini temporanei».

Decide il vento

La migliore granita la fa Felice Pagano, per tutti Felice Mare, che negli anni Settanta ha smesso di lavorare sulle navi e il chiosco alla Corricella lo ha aperto perché vedeva “che si buttavano via i limoni”. Maria Costagliola, per tutti Maria ‘a pescatrice, andava a pesca già con suo padre. Donna e cuoca di gran temperamento nella sua trattoria, dove cucina le linguine con le alici ei capperi, il polpo in insalata, il bacalao alla procidana, ha decidido di osare asumiendo un giovane cuoco che interpreta i suoi piatti con piglio innovativo. Così si può scegliere tra le due versioni oppure, per divertirsi, ordinarle tutte e due. I sapori cambiao ma le storie si ripetono e decidono anche i piatti. Pio Lauro, propietario del Gazebo, ha smesso di fare il pescatore, ma già di prima mattina sa che cosa troverà in pescheria. Vento de Ponente? En tavola ci saranno gli Espaguetis con canocchie ei friarielli, ei Ravioli con le mazzancolle. ¿Scirocco? La pesca sarà scarsa e allora bene il coniglio alla procidana, mejora dell’isola. “Per forza”, comentó, “io non ho panorama da Offrere. Perciò devo saper cucinare”.

gli indirizzi

Cereagrícola Procidana, vía Regina Elena 22, tel. 081 8101348
Restaurante La Pérgola, a través de Salette 10, tel. 081 8969918
Bar Dal Cavaliere: vía Roma 42, tel. 081 8101074
Vicente Barbiero, a través de Principessa Margherita 47, tel. 338 8502282
Restaurante Il Gazebo, vía Roma 140, tel. 081 8101071
Da Maria alla Corricella, vía Marina Corricella 36, ​​tel. 081 19303261
Vinería Letteraria L’Isola di Arturo, vía Marina Corricella 40, tel. 081 8969500
Felice Yegua, vía Marina Corricella 79, tel. 339 4273222
Restaurante Vivaralidovivara.com