Saltar al contenido

Colli Bolognesi: paloma mangiare, bere, dormir y meditar

Sono compatibili deporte, meditación y piacere della tavola e del vino? La respuesta afirmativa riguarda i Colli Bolognesi. Uno dei luoghi più ameni d’Italia. Uno dei paesaggi più sugirió della Penisola per l’estensione dei boschi lussureggianti, i ripidi calanchi di gesso con oltre un centinaio di cave, gli alberi da frutto, i cipressi, i vigneti ei borghi antichi. Un territorio di cui si priceono cura con passione in gran parte i viticoltori e gli stessi numerosi ristoratori della regione che promoovono e valorizzano il patrimonio enogastronomico della provincia. Per ognuno di essi, a suo modo, l’accoglienza è un imperativo categorico. Con un común denominador: tenere lontani dal chiasso del turismo urbano gli ospiti, offrendo loro esperienze uniche d’immersione nella natura e nei borghi storici dei Colli. I vini e la gastronomia locale sono il viatico per scoprire un territorio ancora troppo poco noto.

La prima provvista: Il Pignoletto

Ogni inizio pasto qui non può non essere annaffiato con il bianco Pignoletto, sia nella versione frizzante (método ancestral; charmat; método clásico) sia in quella closed. Ad ogni modo il risultato è un vino con un bajo grado zuccherino, una bella acidez, un bouquet complesso con una seductora nota di mandorla in bocca e sovente una pennellata sapida. Sui Colli Bolognesi, sola DOCG del vitigno (técnicamente Grechetto Gentile) già, pare, gli etruschi ne andavano matti. Meno i gli antichi Romani, propietario encaramado non abbastanza dolce per i loro gusti. Ma per fortuna i gusti son cambiati. Inoltre, altra cosa che amiamo noi contemporanei nei bianchi odierni è la longevità. E il Pignoletto es un vino que evoluciona bene in bottiglia anche diversi anni. Soprattutto nella denominazione di Pignoletto Superiore.

La segunda provvista: La Barbera di confine

I Colli Bolognesi sono el ultimo avamposto al sureste della Barbera. Epure qui il vitigno si esprime sovente con una notevole freschezza. Qui la si vinifica anche frizzante e quindi più amabile. Ma è assai più versátil cerrado negli abbinamenti gastronomici, anche se non a tutto pasto, ma con i tradizionali antipasti locali. Mortadella e altri salumi, formaggi freschi, crescentine.

La tercera provvista: Bologna Bianco

Quanti sanno che qui il Sauvignon ricopre un ruolo notevole nella viticoltura locale? Ebbene the denominazione compree vini che, a seconda del talento di vignaioli locali, sanno esprimersi davvero bene. Spesso sono piacevolissimi. Il Bianco Bologna per disciplinare deve essere composto da almeno un 50% di Sauvignon. Quindi il cantiniere e l’enologo trovano, creano il blend migliore con Riesling, Pinot Bianco, Trebbiano, Pignoletto o altro vitigno a bacca bianca. E il disciplinare di ogni wine lover impone di stappare una o più bottiglie di questa denominazione.

Il Bologna Rosso, ¿un débito napoleónico?

Probabile che si debba alla costituzione di Napoleone della breve Repubblica Cisalpina l’introduzione sui Colli Bolognesi di vitigni quali il Merlot, Il Cabernet Franc, il Cabernet Sauvignon, lo stesso Sauvignon. Insomma, qui il condottiero non solo importò in Francia tante opere d’arte nostrane, ma sembra che in cambio esportò qualche barbatella di varietà francesi. È questa l’origine, forse, della produzione di pregevoli vini rossi della provincia. Taglio bordolese, cioè con vitigni internazionali a base Cabernet Sauvignon (almeno il 50%). Spesso i vini affinano anche in botti di legno grandi e piccole, ma soprattutto garantiescono una discreeta longevità. Y así acompañar magníficamente tener piatti più strutturati della cucina regionale.

Paloma mangiare

A proposito di cucina regionale, non possiamo non segnalare tre notevoli esempi della ristorazione sui Colli Bolognesi. Tre eccellenze, ognuna con un proprio specifico stile gastronomico.
La Trattoria dei Mugnai a Monteveglio è en un antico edificio della fine del Settecento, ma risalente al XVI secolo. Il nome stesso ricorda l’origine legata alla presenza di un vecchio mulino. Il menù è tradizionale, ma volto a promoovere i migliori prodotti locali, dai salumi, ai formaggi alle pietanze di tradizione contadina. Qui, insomma, ogni piatto dialoga strettamente con il territorio, persino i dolci, anche se rivisitati felicemente in chiave contemporanea sono irrinunciabili peccati di gola, come recita la carta stessa del ristorante.

Lo stellato che splende di luce propria è il ristorante Da Amerigo 1934. Reed that l’ambiente è insieme sugestivo, vedi per esempio la bella sala al rimo piano decorata dallo scenografo Gino Pellegrini (lavorò tra gli altri con Hitchcock y Kubrick), e accogliente. La targa con la stella Michelin all’ingresso è quasi nascosta e la carte, inclusi due menu degustazione, riporta prezzi tutt’altro che elevati, tenendo anche conto delle abbondanti porzioni. Qui segnaliamo solo tre piatti tra i tanti pregevoli: el antipasto di Prosciutto crudo di Mora Brada di Montagna 48 mesi Ca’ Lumaco; Lasaña con espárragos verdi della Valsamoggia; Guancia di vitella brasata al barbera con pure y piccolo fritto di cipolla rossa. Qui in chiusura, oltre ai dolci, sono proposti imperdibili formaggi locali in degustazione.