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Chloe Facchini: “Nelle cucine, poche da e molto machismo bianco”

Cloe Facchini volto televisivo nei programmi di Antonella Clerici, La prova del cuoco ed È semper mezzogiorno!, è anche director en un ristorante di Bolonia, e consultor jefe por aziende, ristoranti y puesta en marcha. Dopo gli studi all’alberghiero, vanta nella propria carrera passaggi in cucine di livello sia en Francia, sua nazione di elezione, sia en Italia; una tra tutte, quella dello chef antonio genovese del ristorante El Pagliaccio, nel cuore della capital. È re autrice del libro autobiografico Donna, che racconta ​​il percorso di Chloe, prima Riccardo, e la sua affermazione di genere. L’abbiamo intervista per scoprire che cosa ne pensa del mondo della ristorazione in questo momento storico delicato. Ecco che cosa ci ha risposto.

Entrevista con Chloe Facchini

La Cucina Italiana sta portando avanti il ​​messaggio”mai piu”in chiave positivo dando voce non solo a chi vuole denunciare situazioni spiacevoli nelle cucine dei ristoranti, ma soprattutto a chi ha trovato una strada per migliorare se stessi e la situazione attuale. Lei ha una lunga e qualificata esperienza in different cucine, che cosa ne pensa?
“La cucina per me ha rappresentato per anni la mia safe zone, il luogo in cui potevo esprimermi e isolarmi nei miei pensieri. Ho iniziato a lavorare in cucina quando avevo 13 anni per passione e per poter essere indipendente. Sono feliz che finalmente si stia portando avanti una campagna “Mai più” in chiave positivo. No será muy bisogno. Ho lavorato in tante cucine e il comune denominatore è spesso stato la cuasi assenza di dauno spiccato machismo che caratterizzava i rapporti fra i componentsi della brigata, la mancanza di ascolto ed empatia, la scarsa propense a favorre la crescita dei nuovi colleghi insegnando loro il mestiere, per paura che potessero diventare più bravi e, a mio avviso ancora più serio, un scarsa inclusividad nei confronti di persone trans e di colore che da semper sono state poste ai marginali delle cucine”.

È stata testimone di scelte distorsione da questi pregiudizi?
“Negli anni ho conosciuto fantastiche donne e uomini di ogni etnia che avevano i numeri e le capacità per diventare ottimi chef di cucina, ma al loro posto sono stati preferiti uomini indoeuropei. Purtroppo è ancora radicato il pensiero per cui una cuoca donna o una persona non indoeuropea debbano guadagnare meno rispetto a una persona bianca. Io sono stata una privilegiata nel senso che mi sono affermata prima della mia transizione come chef e, da un uomo, ho avuto meno difficoltà rispetto a una donna. Me ne rendo conto ora nel momento in cui, in quanto jefe donna transho dovuto lavorare più duramente per riconquistare qué autorevolezza che non era mai stata messa in Discussione prima del mio cambiamento”.

E oggi com’è il suo lavoro in cucina?
“La mia cucina oggi è un luogo di inclusione, il rispetto è alla base di tutto. Ho lavorato per ottenere un ambiente aperto all’ascolto e al dialogo che favorca la creatività. Il mio pacer più grande risiede nell’insegnare e formare i miei colleghi, penso che si un momento di crescita reciproca e stimolante che ci offer ogni giorno sfide divers. Gli orari di lavoro sono importantissimi: certo, la cucina è passione, ma la qualità della vita è fundamental. Nella mia cucina lavoriamo cinque giorni a settimana a turn unico, indispensable para un equilibrio psicofísico y per essere maggiormente performancei e creativi. Per questo motivo dico “mai più” a discrimination di genere, orari massacranti di lavoro, razzismo e mancanza di rispetto”.